- AMLETO.
- Volete suonare con questo flauto?
Fede (Giorgio Marchetti) e Chiara Lubich: esperti di Tutto |
Quando ho conosciuto il Movimento dei Focolari, nel 1967, avevo 17 anni e ambizioni molto chiare: diventare scrittore e regista di film. Avevo già scritto due romanzi per ragazzi di 70.000 parole ciascuno e realizzato film con l'attrezzatura standard 8, che all'epoca era difficile usare e molto costosa, a differenza di oggi con tuitte le possibilita audiovisivi digitali. Avevo vinto diversi concorsi di scrittura, tra cui, a 16 anni, il primo premio di un viaggio di due settimane a Roma in un concorso internazionale di saggistica.
All'inizio, nel mio entusiasmo di diventare focolarino e continuare a seguire le mie ambizioni creative all'interno del movimento dei Focolari, non mi ero reso conto (anche perche era nascosto) che i membri interni dei Focolari sono laici solo in apparenza. In realtà, devono rinunciare a tutte le ambizioni e ai talenti personali come "attaccamenti" e diventare invece disponibili come vasi da utilizzare per il movimento, in particolare per promuovere le ambizioni della fondatrice Chiara Lubich - la maggior parte delle quali, a mio avviso, rasentano la megalomania. Nel giro di pochi mesi, sono stato travolto dal "love-bombing" a cui sono stata sottoposta e non solo ho accantonato le mie ambizioni aristiche, ma ho distrutto i romanzi su cui avevo passato mesi a sgobbare, con una disciplina notevole per un'adolescente, e che mia madre aveva trascorso lunghe ore dopo il lavoro a battere a macchina per inviarli alle case editrici.
Durante i nove anni che ero focolarino, senza comprenderlo appieno, mi resi conto che la meta del movimento verso l'intelligenza, la cultura e la creatività era la censura (per l'intelligenza, piuttosto l'eliminazione totale). Ricordo un esempio particolarmente eclatante quando seguivo il corso biennale di formazione a Loppiano, in Toscana (ora lo ricordo come il mio "inferno toscano"). Era in visita uno dei primi focolarini, Giorgio Marchetti, ma ribattezzato da Chiara Lubich "Fede", allora capo di tutti i focolarini maschi del mondo. Nel corso di una conversazione casuale con un piccolo gruppo di noi, proclamò solennemente: "Shakespeare era un grande esperto del 'Uomo Vecchio' ". Il termine "Uomo Vecchio", mutuato da San Paolo, era una frase molto usata nei Focolari per descrivere gli aspetti peggiori dell'umanità o di un individuo. Il riferimento a Shakespeare era ovviamente denigratorio, suggerendo che la sua opera era di scarso valore perché conosceva solo il lato peggiore dell'umanità. Puo darsi che 'Fede' ha fatto il commento a posta come una frecciata contro di me, dato che ero l'unico inglese presente. All'epoca non mi scandalizzai più di tanto, perché era consuetudine per i pezzi grossi del movimento rifiutare praticamente tutto ciò che si trovava nel "mondo", cioè al di fuori del movimento. Il termine "mondo" e persino "umano" avevano un senso negativo nel linguaggio 'focolarese'.
Qualche giorno fa mi sono imbattuto in un brano, riferito alla versione cinematografica del 1964 dell'Amleto di Shakespeare, che individuava nella "scena del flauto" uno dei maggiori successi del grande regista Grigori Kozintsev. Il film è certamente nella mia personale 'top five' dei film di tutti i tempi. Rivedendo la scena, mi sono reso conto che "Fede" aveva in parte ragione, almeno nel senso che Shakespeare "era un grande esperto del "Uomo Vecchio"" del Movimento dei Focolari e dei focolarini. Potete trovare la scena in glorioso 4K widescreen bianco e nero su Youtube qui: https://www.youtube.com/watch?v=OzN1isLYc_A&t=4181s
Ecco il testo della "scena del flauto":
- GUILDENSTERN.
- Signore, non posso.
- AMLETO.
- Ve ne prego.
- GUILDENSTERN.
- Credetemi, non posso.
- AMLETO.
- Ve ne supplico.
- GUILDENSTERN.
- Non so suonare, signore
- AMLETO.
- La é cosa facile come il mentire; mettete le dita su questi fori, soffiate colla bocca, e ne avrete un’eccellente armonia. Guardate, queste sono le chiavi.
- GUILDENSTERN.
- Ma io non posso far render loro alcuna armonia, non ho l’abilita da ciò.
- AMLETO.
- Ebbene, guardate quale cosa indegna voi fate di me. Voi vorreste suonare su di me, vorreste far vista di conoscere le mie chiavi; vorreste strapparmi dal cuore un segreto: vorreste ch’io esalassi tutti suoni dal più acuto al più grave; e vi è molta musica, una voce eccellente in questo piccolo organo, e nullameno non potete suonarlo. Ora perché credete che sia più facile suonar me che questo flauto? Datemi il nome dello strumento che vorrete: sebbene possiate premer le mie corde, non potrete trarre alcun suono da me.