Wednesday, 2 November 2022

"I'M SICK OF SMILING"



Part three of the series 'Learn Focolarese'
or
the Focolare Dictionary


Baldy Gunder (William Frawley): 'Altar, you don't smile enough.'

Altar Keane (Marlene Dietrich): 'I'm sick of smiling.'

                                              Rancho Notorious (Dir. Fritz Lang, 1952)

One of the most commonly repeated complaints by new adherents of Focolare (the official term for fringe-members) is aching cheeks caused by so much smiling. 

I'm sure many members of the movement would secretly like to the repeat the words of Altar Keane (played by Marlene Dietrich), in Fritz Lang's western masterpeice Rancho Notorious: 'I'm sick of smiling.'  Incidentally, the reason she is expected to smile is because she is a prostitute.

At first, all the smiling faces of Focolare members fool you into thinking this a a group of thoroughly nice people.  After a while, however, you cotton on that the smiles are forced and the smiles of the focolarini - especially the women - seem inceasingly blank and they begin to come across like zombies.  This is part of the total failure of Chiara Lubich to understand what it means to be human.  Facial expressions such as frowns, surprise, fear and smiles are produced by feelings.  Most of the time we are not aware of our expressions (years ago a friend pointed out to me that every time I speak about me daughters, I smile - althpough I was never aware of it) and faking an expression is probably quite unusual for most of us, unless we are professional actors.  

Once Dori Zamboni, capozona of the UK, scolded those present for having smiles like 'stewardesses' on planes.  But that's exactly what was required.  As Chiara Lubich insisted, the smile is the uniform of the focolarino - just as the stewardess wears a uniform, part of which is the smile. If you are a focolarino and you aren't smiling, it's like going out semi-clothed, minus your pants or skirt.  It's intriguing, too that Lubich should use militaristic language and a concept invoking discipline to describe what should be the most spontaneous thing in the world - a smile.   This is how Focolare transplants into the minds of its members - often extremely young - an absurd conflict of meanings that paralyses reasoning and emotions.  It's hardly surprising that a girl who grew up in the movement from birth )her father was a married focolarino), says that when she left the movement at the age of eighteen, 'I was like an animal who has lost all its instincts.' But as feelings are considered in the movement to be bad and dangerous, the Focolare smile is a smile without emotion, drained of its humanity.  At times - and this is confirmed by the diaries of various focolarini and in the testimonies of ex-members - you can even discern that the smile disguises an inner torment.  Another motive for the smile is fear:  the only emotion that can be shown in the movement is joy - you have to be 'up', never 'down'.  Woe betide you, if your leader ever sees you 'down'.  But this requirement will be analysed in a future blog.

As a counterpart of the smile, there is even a Focolare 'voice', mainly used by the women, a soft, cooing tone, strangely lacking any emotion.  This particularly hit me one day when I was researching The Pope's Armada.  I rang Focolare's Mariapolis centre in Rocca di Papa, in the Roman Hills, and I was answered by a focolarina talking in this 'voice' which struck me as so common in the movement, an 'approved voice' which all the women seem to strive for.  

Marlene: 'I'm sick of smiling!'

I belive that the first person who publicly questioned the Focolare smile was none other than Pope Francis, when, in an audience with Focolare leaders at the Vatican (6 February 2021) he suggested in a joke that would do credit to a stand-up comic, that one of the four things that God doesn't know is why the focolarini are smiling.*  The focolarini laughed, but I fear that the laughter was as genuine as their smiles.


* The other three are 'what the Jesuits are thinking, how much money the Salesians have and how many congrgations of nuns there are.'

Linked to this blog, see also:

https://popesarmada25.blogspot.com/2022/10/grooming-how-focolare-deceives-new.html

and

https://popesarmada25.blogspot.com/2020/11/the-divine-dictionary-is-for-attic.html


'SONO STUFA DI SORRIDERE'


 Terza parte nella serie 'Imparare Focolarese'
o
Il Dizionario focolarino

Baldy Gunder (William Frawley): 'Altar, non sorridi abbastanza'.

Altar Keane (Marlene Dietrich): "Sono stufa di sorridere".

Rancho Notorious (Dir. Fritz Lang, 1952)

Una delle lamentele più frequenti dei nuovi aderenti ai Focolari (aderente e il termine ufficiale per i membri 'esterni') è il dolore alle guance causato dal sorriso eccessivo. 

Sono sicuro che molti membri del movimento vorrebbero segretamente ripetere le parole di Altar Keane (interpretata da Marlene Dietrich), nel capolavoro western Rancho Notorious di Fritz Lang: 'Sono stufa di sorridere.'  Per inciso, il motivo per cui ci si aspetta che sorrida è perche è una prostituta.

All'inizio, tutti i volti sorridenti dei membri dei Focolari ti fanno credere che si tratti di un gruppo di persone assolutamente simpatiche.  Dopo un po', però, ci si accorge che i sorrisi sono forzati e che i sorrisi dei focolarini - soprattutto delle donne - sembrano sempre più vuoti e cominciano a sembrare degli zombie.  Questo fa parte del totale fallimento di Chiara Lubich nel comprendere cosa significhi essere umani.  Normalmente, espressioni facciali come accigli, sorpresa, paura e sorriso sono prodotte da sentimenti.  Per la maggior parte del tempo non siamo consapevoli delle nostre espressioni (anni fa un amico ha commentato che ogni volta che parlo delle mie figlie, sorrido - ma non ne ero cosciente) e fingere un'espressione è probabilmente abbastanza insolito per la maggior parte della gente, a meno che non siano attori professionisti.  

Una volta Dori Zamboni, capozona del Regno Unito e una 'prima compagna' della Lubich , ha rimproverato i presenti ad un incontro del movimento (un 'raduno' come li chiamavano) di avere sorrisi da "hostess" degli aerei.  Ma è proprio quello che il movimento richiedeva.  Come ha insistito Chiara Lubich, il sorriso è la divisa del focolarino - proprio come la hostess indossa una divisa, di cui fa parte il sorriso. Se sei un focolarino e non sorridi, cioe non porti la divisa, è come se andassi in giro semisvestito, senza pantaloni o gonna - cioe, una vergogna. 

È intrigante che la Lubich utilizzi un linguaggio militaresco e un concetto che invoca la disciplina per descrivere ciò che dovrebbe essere la cosa più spontanea del mondo: il sorriso.  Cosi si impianta nelle menti dei membri - spesso giovanissimi - un conflitto assurda di significati che paralizza la ragione e le emozioni.  Non si meraviglia che una ragazza che e crescuita dall nascita nel movimento dei Focolari (il padre era focolarino sposato), dice che quando ha lasciato il movimenti all'eta di diciotto anni, 'Era come un animale cha ha perso i suoi istiniti.'  Ma poiché nel movimento i sentimenti sono considerati cattivi e pericolosi, il sorriso del Focolare è un sorriso senza emozioni, svuotato della sua umanità.  A volte - e c'e la conferma nei giornali di vari focolarini e nelle testimonianze degli ex membri - si potevea percepire che il sorriso nascondeva la tortura interna.  Un  altro motivo per il sorriso era la paura:  l'unica emozione permessa nel movimento e la gioia - bisogna essere 'su', mai 'giu'.  Guai se il tuo capo ti vede 'giu'.  Ma si analizzera quest'obbligo in un blog futuro.


'Sono stufa di sorridere' (Marlene Dietrich)

Come compagno del sorriso, esiste anche la "voce" focolarina (piuttosto tra le donne), un tono morbido e tubante, stranamente privo di qualsiasi sentimento.  Questo mi ha colpito particolarmente un giorno in cui stavo facendo delle ricerche su L'armata del Papa.  Ho telefonato al Centro Mariapoli di Rocca di Papa, sui colli romani, e mi ha risposto una focolarina che parlava con questa "voce" che mi è sembrata così comune nel movimento, una "voce approvata" a cui tutte le donne sembrano aspirare.

Credo che il primo a mettere pubblicamente in discussione il sorriso dei Focolari sia stato proprio Papa Francesco, quando in un'udienza con i responsabili dei Focolari in Vaticano (6 febbraio 2021) ha commentato con umorismo genuino che delle quattro cose che Dio non sa è perché sorridono i focolarini.*  I focolarini hanno riso, ma temo che la risata fosse genuina quanto il loro sorriso.

*Gli altri tre sono, 'cosa pensano i gesuiti, quanti soldi hanno e salesiani, e quante congregazioni di suore ci sono.'

Legate a questo log, vedete anche:

https://popesarmada25.blogspot.com/2022/11/s-sta-per-soffitta-il-dizionario.html

e

https://popesarmada25.blogspot.com/2022/10/adescamento-come-il-movimento-dei.html



S sta per soffitta: il Dizionario Focolarino


 Nel 1906, lo scrittore e satirico americano Ambrose Bierce pubblicò Il Dizionario del Diavolo, fornendo definizioni parallele, ma straordinariamente accurate (e ciniche) di parole comuni.  Per esempio: "Educazione: Ciò che rivela ai saggi e nasconde agli stolti la loro mancanza di comprensione".  Oppure: "Cristiano: Chi crede che il Nuovo Testamento sia un libro divinamente ispirato e mirabilmente adatto alle esigenze spirituali del prossimo".  Ispirandomi a questo esempio, sto lanciando su questo blog una nuova serie intitolata Il dizionario divino, che fornirà al mondo la tanto necessaria guida su come il Movimento dei Focolari ha ridefinito molte parole comuni.  Per quanto ne so, la maggior parte di queste parole fa parte della cultura "interna" non scritta dei Focolari, quindi per chi desidera conoscere la natura del Movimento dall'interno può trovare utile questo nuovo Dizionario divino.  Gli esempi sono numerosi, quindi vi prego di inviarmi suggerimenti o domande.  Iniziamo con...

S STA PER SOFFITTA

Soffitta" è una delle prime parole che vi verranno ridefinite quando incontrerete il Movimento dei Focolari, perché si trova all'inizio de "La storia dell'ideale", il racconto semplice, incantevole e rigidamente fossilizzato di come è nato il movimento.

La definizione è ovvia: la soffitta è il luogo dove si mettono i libri.  Tutti.

Come ho spiegato ne Le armata del Papa:

un estremo integrismo è alla base dell'anti-intellettualismo dei Focolari, anzi della loro opposizione al pensiero di qualsiasi tipo nei loro membri.  Questa attitutudine risale agli inizi del movimento.

Chiara Lubich racconta come Dio le abbia detto di abbandonare gli studi di filosofia: Fu quando, per poter diventare nostro Maestro e istruirci nella verità, Dio chiese di sacrificare tutta la verità che gli uomini potevano darci. È stato quando, per rivelarsi a noi, Dio ci ha dato la forza di mettere in soffitta tutti i libri degli altri maestri".

L'atto simbolico di "mettere in soffitta i propri libri" venne a significare, nella tradizione del movimento, il rifiuto dell'insegnamento umano.  Rimane uno dei suoi slogan più potenti.  Chiara Lubich sottolinea che questo rifiuto radicale della conoscenza esterna è un passo fondamentale che tutti gli adepti devono compiere:  "Questo atto della nostra vita è la base di tutta la dottrina dell'Ideale. Deve essere la base per chiunque voglia seguire Gesù nella sua Opera [il movimento]."

Chiara afferma categoricamente che "Una cosa era certa: Colui che viveva tra noi era Dio e quindi era in grado di rispondere a tutte le domande che tutti gli uomini di tutti i tempi potevano porsi."  E anche la condizione per questa "illuminazione" è ben chiara: "... il vuoto completo della nostra mente". 

Dovrei aggiungere subito che questo significa le menti di tutti gli altri - l'unica eccezione è la sua.  In pratica, mettere in soffitta i propri libri significa che lei diventa l'unica insegnante e autorità per tutti i membri del movimento (e forse tutta la chiesa e il mondo intero).

Chiaramente la Lubich non era d'accordo con l'altro noto pensatore, Socrate, che diceva: "Impiega il tuo tempo a migliorare te stesso con gli scritti di altri uomini, in modo da ottenere facilmente ciò per cui altri hanno faticato molto".  Su un altro argomento la pensava diversamente da Socrate.  Egli riteneva che "l'unica vera saggezza è sapere di non sapere nulla".  Mentre la Lubich, a quanto pare, credeva di sapere tutto e rivelò i suoi insegnamenti, ironicamente, in numerosi libri.   Sicuramente non era d'accordo con il detto di Socrate: "Non posso insegnare niente a nessuno.  Posso solo farli pensare".

"Mettere i libri in soffitta" è l'equivalente in tono 'soft' dei roghi nazisti. Non sorprende quindi che questa frase di mettere i libri in soffitta puo essere causa di rabbia per coloro che sono al di fuori del movimento.  Durante il processo di pubblicazione de Le armata del Papa, il libro è stato letto con attenzione dagli avvocati di alto livello della Bantam Press.  Avevano stilato una lista di possibili punti controversi - su tutti i quali sono riuscito a soddisfarli. Per una strana coincidenza, l'avvocato che si occupava della questione era un anglicano praticante che aveva partecipato a uno dei viaggi a Roma per anglicani condotta dai focolarini, compresa una visita a Loppiano.  Leggendo Le armata del Papa, ciò che lo indignò veramente e lo mise in guardia sulle vere intenzioni dei Focolari fu la frase "Mettete i vostri libri in soffitta".

Una coppia francese che aveva sofferto molto per il fatto che la figlia "Marie" era diventata una focolarina, quando la figlia fece una delle sue visite annuali di due giorni alla loro casa, le accennò al fatto che avevano letto l'edizione francese del mio libro (Golias, 1999).  Pochi giorni dopo hanno ricevuto una lettera da lei, che riportava il parere approvato dei Focolari sul libro.  "Marie" concludeva la lettera, piuttosto incautamente: "Lasciate questo libro in soffitta".  Come ho raccontato nella versione riveduta de Le armate del Papa, (Prometheus Books, USA, 1999): 

Non sorprende che, sapendo che si trattava di un slogan dei Focolari, la madre di Marie abbia ritenuto che questa fosse la goccia che fece traboccare il vaso e abbia denunciato 'la vostra dottrina anti-intellettuale che rifiuta l'insegnamento umano... Non è certo grazie a Chiara Lubich che i ricercatori lottano per alleviare i flagelli dell'umanità come il cancro, SIDA, ecc... Qualsiasi psicologo potrebbe dirvi che siete nel paradiso dei pazzi'.

Negli anni che ho trascorso come membro del Movimento, ricordo esempi specifici in cui i "libri" sono stati scartati a priori.  Mentre mi stavo laureando in letteratura inglese e italiana, dissi a Jean-Marie Wallet, il responsabile del focolare di Londra, che, da quando avevo conosciuto il Movimento, avevo sempre più difficoltà a leggere i libri del mio piano di studi.  "Sì", annuì saggiamente, "una volta letti gli scritti di Chiara Lubich, le grandi opere della letteratura mondiale diventano insignificanti".  In un'altra occasione ricordo che Fede, l'allora responsabile del ramo maschile del movimento, commentò che "Shakespeare era un grande esperto del 'uomo vecchio' ".  Questo termine è stato ripreso da San Paolo per indicare tutto ciò che c'è di malvagio nella natura umana e in ogni individuo - qualità che nel Movimento sono note anche come "umano".  Evidentemente Fede non aveva letto il discorso di Porzia sulla misericordia nel Mercante di Venezia o, dalla stessa opera, il discorso di Shylock sulla discriminazione razziale, in anticipo di almeno quattro secoli (citato - a Hitler!! - con un impatto straordinario nella film Essere o non essere di 1942 del grande regista Ernst Lubitsch*). 

Quando la storia ricorda i nemici dei libri come Hitler, Mao, Stalin, il cardinale Ratzinger (che alla fine degli anni '90 ordinò il macero di Donne all'altare di Lavinia Byrne, sul tema del sacerdozio delle donne) e il vescovo Diego de Landa che bruciò i codici Maya, non c'è bisogno di tralasciare il lato femminile.  Gli uomini avevano i loro falò; Chiara Lubich la sua soffitta.


* Non credo che Ernst sia parente di Chiara, nononstante il cognome molto simile, ma una volta mi e venuto in mente che sarebbe divertente scrivere un autobiografia di tutti e due intitolato 'Uno ride, l'altra no' come ommaggio al film capolavoro di Agnes Varda 'L'une chante, l'autre pas'.